Al Signor Ministro per l’ambiente e tutela del territorio e del mare
Al Signor Presidente della Giunta Regionale del Veneto
Al Signor Assessore Regionale all’Agricoltura
Al Signor Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Verona
Al Signor Presidente dell’Unione Montana de Baldo Garda
Al Signor Presidente del Parco Naturale della Lessinia
Ai Signori Sindaci dei comuni montani del Baldo
Ai Carabinieri del Corpo Forestale
Alle Organizzazioni Sindacali Agricole
Alle Organizzazioni Ambientaliste
Agli organi di stampa
Egregi Signori,
In “Flora illustrata del Monte Baldo” Filippo Prosser e Alessio Bertolli hanno catalogato, nella ristretta area del nostro Baldo, il 43% dell’intera flora alpina: 1952 specie di cui 72 endemiche e 3 esclusive. E’ l’Hortus Italiae, poi Orto botanico d’Europa. E’ il Monte Bado, “Botanico Monte”, studiato da Francesco Calzolari (XVI secolo), Ottone Brentari e, nei secoli, da altri 220 studiosi europei e tra questi il geografo veronese Eugenio Turri, recentemente scomparso.
“Orto botanico d’Europa”. Ma quando mai!?…direbbe qualcuno. Da alcuni anni è diventato l’orto dei cinghiali, l’orto in cui i cinghiali, indisturbati se non addirittura protetti, si accomodano per mangiare, da buoni onnivori, di tutto: tuberi, patate, castagne, radici, lombrichi, tartufi, funghi, uva, verdura, radici di qualsiasi erba o fiore, purché non velenoso, e perfino piccoli animali.
E per mangiare tutto questo ben di Dio, che costituisce la ricchezza dell’orto botanico d’Europa, distruggono tutto il cotico erboso di prati e pascoli.
Da decenni si parla di fare, del Baldo, un parco naturale. Di certo le peculiarità del suo territorio e tra queste in primis la flora, sono un’enorme risorsa per i suoi abitanti.
Di recente sono stati proditoriamente e illecitamente introdotti sulle nostre montagne (Lessinia e Baldo) branchi di cinghiali, per gli esperti nemmeno di razza pura ma incrociati con varie specie di suini, sicché hanno una numerosissima prole e figliano anche due volte l’anno.
Non avendo predatori si sono moltiplicati a dismisura e stanno devastando coltivazioni, terrazzamenti, prati e pascoli: tutto quanto è stato costruito con secoli di duro lavoro dai nostri avi.
Tale devastazione viene poi completata dalle erbe velenose e infestanti, tipo senecio inaequidens, le cui sementi trovano un ottimo ricettacolo nella terra appena smossa e che, non brucate dagli animali al pascolo perché velenose, si moltiplicano e rendono i nostri prati gialli per undici mesi all’anno, tanto è il periodo in cui il senecio produce i suoi fiori puzzolenti e le sue sementi trasportate poi ovunque dal minimo soffio d’aria. Il senecio poi, se entra nei prati e viene falciato ed essiccato, perde il suo odore e viene mangiato dagli animali allevati, diventando anche letale.
I cinghiali-porcastri sono diventati, per la montagna veronese, un incontenibile flagello che sta portando all’esasperazione gli alpigiani che vedono sistematicamente distrutti prati e pascoli già poco produttivi.
Noi ci rivolgiamo alle autorità costituite perché prendano i necessari provvedimenti per controllare la popolazione dei cinghiali sul Baldo e la Lessinia e, se necessario, per allontanare definitivamente dal nostro territorio un animale dannoso in vistosa, anomala e innaturale espansione.
Il cinghiale non è mai stato tipico delle nostre montagne, che non porta alcunché di utile e positivo ed è un sistematico distruttore di quel paesaggio rurale tanto apprezzato perché costruito in secoli di duro lavoro delle popolazioni e dei montanari del Baldo e della montagna veneta.
Allego due immagini dello stesso pascolo montano, già difeso con fatica da rovi e infestanti, prima e dopo il trattamento fatto dai cinghiali, confidando che possano dare un’idea della gravità del pericolo che questa mia nota vuole far presente e denunciare.
Nella certa speranza che le Autorità in indirizzo vorranno intervenire con la necessaria tempestività per impedire una sicura distruzione del territorio del Baldo e della sua preziosissima fauna, ringrazio per l’attenzione e porgo distinti saluti.
Giacomo Brunelli
(segue indirizzo)
Ciao papà,
ti avevo lasciato un commento sulla email, ma lo aggiungo anche qui: non credevo che i danni provocati da questi esseri fossero così pesanti e ingenti. Speriamo che si riesca a trovare una soluzione quanto prima perché credo che il deterioramento sia palese e che non possa essere ritenuto un disagio soggettivo bensì oggettivo.
Loro sono bestie, agiscono seguendo l’istinto: speriamo che il raziocinio umano e l’amore per la natura riescano a domare questa specifica istintività annientatrice, non voluta, non ragionata, ma pur sempre distruttiva.