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(baudelaire)”Ubriacatevi sempre! di vino, di poesia o di virtù, come vi pare” ….e (noi) della musica di Sorasengi

E’ stata proprio una grande festa, quella di domenica a Sorasengi!

In primo luogo il tempo: magnifico!. Superata l’afa di dieci giorni fa, abbassata la temperatura grazie alle piogge della scorsa settimana, ci è stata regalata una giornata con temperatura mite, sole e nuvole alla bisogna, il tutto accompagnato da una costante brezza.

Poi, il trentesimo compleanno del Maestro Andrea Battistoni, festeggiato entusiasticamente da tutti i presenti.

Una poesia di Bruno Castelletti in dialetto veronese e una di Charles Boudelaire nel 150° dalla morte hanno introdotto l’ouverture delle “Ebridi” di Mendelssohn, suonata con il cuore dall’Orchestra da Camera di Verona che come tutti i convenuti si era appena fatta una camminata di circa un’ora.

“…Ubriacatevi sempre! di vino, di poesia o di virtù, come vi pare” è stato invece l’invito, sempre di Boudelaire, che ha introdotto la terza sinfonia di Beethoven, illustrata e diretta con la solita competenza, passione e precisione dal Maestro Battistoni e suonata con altrettanta passione.

Dopo i più che meritati applausi, il bis e i regali di prodotti tipici del Baldo al Maestro e al primo violino Peter Szanto, ormai di rito a Sorasengi pastasciutta (80 chili), acqua, vino, pane, salame e formaggio per tutti. Seguiti da un pomeriggio passato all’ombra delle grandi querce (qualcuno si era portata anche un’amaca!) in amabili conversari, spinti infine a valle solo dal tramonto.

Un dodicesimo concerto che ha risposto perfettamente alle aspettative e per il quale ringraziamo tutti.

Come l’anno scorso, invito a scrivere qualche commento, suggerimento o inviare le Vostre più belle foto sul sito, perché diventi uno strumento efficace per migliorare sempre più il concerto di Sorasengi.

ARRIVEDERCI AL XIII CONCERTO DI LUGLIO 2018 !!!!

Giacomo Brunelli

 

CHARLES BAUDELAIRE

UBRIACATEVI

Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra, dovete ubriacarvi senza tregua.

Ma di che cosa? Di vino, poesia o di virtù : come vi pare. Ma ubriacatevi.

E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull’erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all’orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è; e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l’orologio, vi risponderanno: “E’ ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù , come vi pare”

Enivrez-vous

Il faut être toujours ivre, tout est là ; c’est l’unique question. Pour ne pas sentir l’horrible fardeau du temps qui brise vos épaules et vous penche vers la terre, il faut vous enivrer sans trêve.

Mais de quoi? De vin, de poésie, ou de vertu à votre guise, mais enivrez-vous!

Et si quelquefois, sur les marches d’un palais, sur l’herbe verte d’un fossé, vous vous réveillez, l’ivresse déjà diminuée ou disparue, demandez au vent, à la vague, à l’étoile, à l’oiseau, à l’horloge; à tout ce qui fuit, à tout ce qui gémit, à tout ce qui roule, à tout ce qui chante, à tout ce qui parle, demandez quelle heure il est. Et le vent, la vague, l’étoile, l’oiseau, l’horloge, vous répondront, il est l’heure de s’enivrer ; pour ne pas être les esclaves martyrisés du temps, enivrez-vous, enivrez-vous sans cesse de vin, de poésie, de vertu, à votre guise

 

A una passante

La via assordante strepitava intorno a me.
Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore
immenso, passò sollevando e agitando
con mano fastosa il pizzo e l’orlo della gonna
agile e nobile con la sua gamba di statua.

Ed io, proteso come folle, bevevo
la dolcezza affascinante e il piacere che uccide
nel suo occhio, livido cielo dove cova l’uragano.

Un lampo, poi la notte! – Bellezza fuggitiva
dallo sguardo che m’ha fatto subito rinascere,
ti rivedrò solo nell’eternità?

Altrove, assai lontano di quì! Troppo tardi! Forse mai!
Perchè ignoro dove fuggi, né tu sai dove io vado,
tu che avrei amata, tu che lo sapevi!

 

À une passante

La rue assourdissante autour de moi hurlait.
Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse,
Une femme passa, d’une main fastueuse
Soulevant, balançant le feston et l’ourlet;

Agile et noble, avec sa jambe de statue.
Moi, je buvais, crispé comme un extravagant,
Dans son oeil, ciel livide où germe l’ouragan,
La douceur qui fascine et le plaisir qui tue.

Un éclair… puis la nuit! — Fugitive beauté
Dont le regard m’a fait soudainement renaître,
Ne te verrai-je plus que dans l’éternité?

Ailleurs, bien loin d’ici! trop tard! jamais peut-être!
Car j’ignore où tu fuis, tu ne sais où je vais,
Ô toi que j’eusse aimée, ô toi qui le savais!

 

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