Cari amici ,
mala tempora currunt! Per tutti noi e anche per Sorasengi, devastata dai cinghiali. Ma dobbiamo resistere e uscire vincitori da questo periodo, speriamo breve, controllato non si sa se dall’anno bisestile o dalla congiunzione di Giove con Saturno.
Fisicamente ci faremo aiutare dalla scienza, dalla medicina. Ma chi potrà aiutarci a vincere lo sconforto che ci prende davanti all’impossibilità di controllare, come siamo abituati, gli eventi? Io penso che l’arte, la poesia ma ancor più la musica che “ inizia là dove la parola è impotente a esprimere” ci potranno aiutare ad uscire dal tunnel.
Con i più sentiti auguri di un buon Natale e un felice 2021, l’Associazione Culturale Sorasengi regala a tutti i suoi amici alcuni scritti e rimanda la musica alla prossima estate, con il sedicesimo concerto di Sorasengi.
Per l’Associazione Culturale Sorasengi.
Giacomo Brunelli
«Mi sembra simile agli dei
quell’uomo che ti sede dinanzi,
e vicino ti ascolta mentre parli dolcemente,
e amorosamente sorridi. E questo davvero
mi agita il cuore nel petto:
appena io ti vedo un istante, un filo di voce
più non mi giunge,
ma la lingua si spezza e subito
sotto la pelle corre un fuoco sottile,
con gli occhi più non vedo,
le orecchie mi ronzano,
sudore mi cola, e mi prende tutta
un tremito, e sono più verde dell’erba,
e sembro essere a un passo dalla morte.
Ma tutto si può sopportare» (Saffo)
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare. (Giacomo Leopardi)
Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita,
ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza. (Franco Arminio)
Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci,
e le dicerie dei vecchi severi
consideriamole tutte di valore pari a un soldo.
I soli possono tramontare e risorgere;
noi, quando una buona volta finirà questa breve luce,
dobbiamo dormire un’unica notte eterna.
Dammi mille baci, poi cento,
poi ancora mille, poi di nuovo cento,
poi senza smettere altri mille, poi cento;
poi, quando ce ne saremo dati molte migliaia,
li mescoleremo, per non sapere (il loro numero)
e perché nessun malvagio ci possa guardare male,
sapendo che qui ci sono tanti baci. (Catullo)
Tre cose solamente m’ènno in grado,
le quali posso non ben ben fornire,
cioè la donna, la taverna e ’l dado:
queste mi fanno ’l cuor lieto sentire.
Ma sì·mme le convene usar di rado,
ché la mie borsa mi mett’ al mentire;
e quando mi sovien, tutto mi sbrado,
ch’i’ perdo per moneta ’l mie disire.
E dico: «Dato li sia d’una lancia!»,
ciò a mi’ padre, che·mmi tien sì magro,
che tornare’ senza logro di Francia.
Ché fora a tôrli un dinar[o] più agro,
la man di Pasqua che·ssi dà la mancia,
che far pigliar la gru ad un bozzagro. (Cecco Angiolieri)
Bisogna essere sempre ubriachi.
Tutto sta in questo: è l’unico problema.
Per non sentire l’orribile fardello del tempo.
Del tempo che rompe le vostre spalle
e vi inclina verso la terra,
bisogna che vi ubriachiate senza tregua.
Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù,
a piacer vostro. Ma ubriacatevi.
E se qualche volta sui gradini di un palazzo,
sull’erba verde di un fossato,
nella mesta solitudine della vostra camera,
vi risvegliate con l’ubriachezza già diminuita o scomparsa,
domandate al vento, all’onda, alla stella, all’uccello, all’orologio,
a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme,
a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta,
a tutto ciò che parla, domandate che ora è;
ed il vento, l’onda, la stella, l’uccello, l’orologio vi risponderanno
“È l’ora di ubriacarsi!
Per non essere gli schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi;
Ubriacatevi senza smettere!
Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro.” (Boudelaire)
La prima volta non fu quando ci spogliammo
ma qualche giorno prima,
mentre parlavi sotto un albero.
Sentivo zone lontane del mio corpo
che tornavano a casa. (Franco Arminio)