Magico! Questa era la parola che circolava tra le casette di Sorasengi subito dopo il concerto del “quartetto d’archi di Verona” con Peter Szanto, Bruno Donà, Massimiliano Di Stefano e Zoltan Szabo. Ed è stato proprio magico sentire il quartetto insediato sotto la grande quercia suonare l’ op. 96, “l’americano” di A. Dvorak, con un secondo movimento da pelle d’oca e un quarto movimento in cui l’America c’era proprio tutta.
Ma andiamo con ordine.
Alle 11, insieme con il quartetto e il portatore di violoncello, Ezio, hanno cominciato ad arrivare i soci, vecchi e nuovi, che hanno trovato panini con salame (rigorosamente di produzione propria) e formaggio. Sono state fatte 37 nuove tessere di adesione all’Associazione.
Alle 12, il concerto.
Bello Beethoven, meraviglioso Dvorak, suonato con la passione, l’abilità e la competenza di cui Peter e i suoi amici sono capaci. Hanno entusiasmato anche i due bis, un brano da “Le Stagioni” op. 37b, di Tchaikovsky e un minuetto di Boccherini, pretesi dagli insistenti e convinti applausi dei presenti.
E dopo il concerto, pastasciutta per tutti, dolci, caffè.
Non è mancato, ovviamente, il soffio sulla candelina che ricordava a tutti l’ottavo compleanno di Sorasengi.
Ma penso che meglio di me potranno parlare le numerose foto scattate durante tutta la giornata.
Giacomo Brunelli